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Immagine del redattoreMarco Mauro, architetto

Il vecchio discorso del "secchio forato"


Ho partecipato ad una discussione al bar con alcuni amici. Taluni sostenevano di aver fatto un ottimo lavoro di “efficienza energetica” a casa loro, risparmiando così carburante (gas o legna o carbone o altro ancora, non è questo il punto), sostituendo la vecchia “caldaia” (il generatore) e magari aggiungendo delle valvole termostatiche ai singoli radiatori. Qualcuno raccontava di aver anche installato dei pannelli solari (fotovoltaici) e, approfittando dei passati “conti energia” del GSE, fatto un piccolo “affare”. Quest’ultimo caso credo non sia fare risparmio energetico, ma solo denaro, almeno questa è la speranza, ma è un altro tema.

Un altro amico diceva di aver sostituito la propria “caldaia” con una a legna (lui ha un bosco)

e in tal modo di spendere quasi più nulla, a parte il fatto di dover, tutte le stagioni, accumulare 50/60 quintali di legna, per non parlare della quantità di fumi immessi nell’atmosfera.

Discorsi vecchi già sentiti 1000 volte.

Giusto per il gusto di replica ho detto la mia. Ho raccontato che cambiare la “caldaia” e le valvole termostatiche è senz’altro una buona cosa. Installarne una a legna se si ha un bosco è da valutare in funzione di quanto mi piaccia fare il taglialegna e quanto tempo disponibile ho.

Ma il punto è un altro: cosa ho fatto per ridurre il fabbisogno di energia della mia casa? Assolutamente nulla. Ho migliorato solo quella che è l’efficienza della “caldaia” che brucerà il combustibile, consumandone un po’ di meno per dare lo stesso quantitativo di energia che la mia casa richiede (fabbisogno energetico). Quest’ultima è immutata, in quanto non ho fatto nulla per ridurre la necessità di energia richiesta dalla mia casa.

E’ il vecchio discorso del secchio forato: per riempirlo, anziché tappare i fori, apro di più il

rubinetto. I fori del secchio, nella nostra casa, sono rappresentati: dai serramenti inefficienti che lasciano passare gli spifferi, dai muri che si raffreddano troppo in inverno e si scaldano troppo in estate, dal tetto che rende l’ultimo piano un forno in estate e una ghiacciaia in inverno, dalla soletta del piano terra che se è su un garage o (peggio ancora) su un porticato aperto mi raffredda la casa in inverno.

La soluzione è sempre la stessa: per primo metto mano all’involucro della casa, e poi agli impianti che dovranno produrre solo 1/5 o meglio ancora 1/10 rispetto a quanto era richiesto prima. Il risparmio sarà dell’80% o più ancora.

Ho finito di parlare. Intorno si è fatto un po’ di silenzio. Gli amici pensano. Ed ecco la replica: “già ma quanto costa una cosa del genere?”

La risposta è scontata: di più che cambiare una “caldaia”.

L’argomento mi stuzzica, mi infervoro e riparto. Dico che non esiste una ricetta unica per qualsiasi intervento. Ogni caso è diverso, proprio perché ogni casa è diversa e quindi con le sue specificità. In un periodo come l’attuale dove gli interessi bancari sono azzerati, l’investire sulla propria casa fruendo dei benefici fiscali è un ottimo investimento. Senza contare che se nella casa ci viviamo ci guadagneremo anche in salute.

Il mio discorso si conclude con alcuni “però”, un po’ fiacchi in verità e i soliti “se” di circostanza. Ma gli amici del bar hanno capito bene la storia del “secchio” e concordano.

Sistemare le villette non è difficile e le tecniche per arrivare ad ottimi risultati si stanno consolidando sempre (guardate qui qualche esempio

La vera sfida è far passare questo messaggio ai proprietari dei vecchi alloggi nei condomini, e trovare un’intesa tra tutti i condomini che permetta di fare qualcosa in più che cambiare la “caldaia”, magari un bel “cappotto”.

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