Un venerdì mattina in una cittadina del cuneese.
Sono su un cantiere, piccolino, ma interessante.
Si tratta di un alloggio al primo piano di un condominio degli anni ’60 dello scorso secolo (o giù di lì).
La proprietaria ha deciso di modificare la disposizione interna dei locali spostando un paio di muri. Sino a qui nulla di strano. La cosa che dà un po’ di “sale” all’intervento è il fatto che la proprietaria ha valutato di migliorare anche l’efficienza (dal punto di vista energetico) del proprio alloggio. E qui, devo ammetterlo, mi sono adoperato in un’opera di convincimento dialettica, non strenue in verità, in quanto la committenza era già informata sul fatto che si poteva fare un “qualcosa” per consumare di meno.
E spendere di meno, naturalmente.
Il tema della riqualificazione energetica, a me caro, non è di facile applicazione in un condominio dove un solo condomino reputa di “fare dei lavori”, ma sicuramente è stimolante.
Una volta deciso come ottimizzare l’architettura degli interni, si è pensato ad ottimizzare “l’involucro”, ovvero le pareti che delimitato l’alloggio: quelle verso l’esterno e quelle che lo separano dagli altri alloggi.
Per le pareti esterne decido di utilizzare un materiale termo-riflettente che in questo specifico caso, non potendo fare nulla dall’esterno, mi dà garanzia di un buon risultato. Spiego i vantaggi del sistema alla cliente (due in realtà, madre e figlia, che sarà la futura utilizzatrice dei nuovi spazi), illustro i concetti di tenuta all’aria, riflessione del calore, nuovi serramenti performanti, ricambio dell’aria con sistemi di ventilazione meccanica controllata, piastre elettriche a conduzione nella cucina ….
Il tutto applicato in un piccolo alloggio di poche decine di metri quadrati.
Dopo qualche giorno si parte, si rimuovono i sottofondi dei pavimenti, si posano i nuovi impianti, si monta un termoisolante acustico lungo le pareti a ridosso delle altre unità abitative e il termo-riflettente sulle pareti esterne. Si installano le tubazioni della macchina della VMC (ventilazione meccanica controllata), si tracciano i ribassamenti dei soffitti in cui saranno alloggiati i sistemi di ricambio dell’aria e i sistemi di illuminazione a LED. I lavori proseguono rapidamente.
Sino a qui tutto bene. I problemi iniziano al calar della sera ….
Ieri, nel tardo pomeriggio, gli artigiani hanno fatto un modesto foro di sondaggio nella muratura esterna, in prossimità della spalla del balcone rientrante (neppure visibile in facciata) per valutare la possibilità di inserire il tubo di uscita dell’aria del sistema di VMC. Ebbene, oggi, in prima mattinata, già mi telefonava la proprietaria che, contattata dall’Amministratore condominiale, si era sentita ingiungere di sospendere i lavori.
Perché? Mi chiedo io, visto che era stato da tempo messo al corrente (l’Amministratore) dell’intenzione di effettuare tali lavori, e nello specifico i fori, e visto che tutto ha regolare autorizzazione?
Parliamo di fori (due) di una decina di centimetri di diametro, nascosti alla vista, in un edificio privo di un qualsivoglia valore estetico.
Nei prossimi giorni dovrò presenziale ad una riunione condominiale dove sarò tenuto a spiegare della necessità di fare tali fori. Fori che, a dire il vero, sono presenti negli altri alloggi (cosi mi ha detto l’Amministratore) per il ricambio dell’aria e l’apporto di comburente alle piastre delle cucine a gas. Ma come, mi chiedo, se ci sono negli altri alloggi quale è il problema? Si fa la stessa cosa, anche qui.
Essendo però un fautore del “pensare positivo”, vedo la cosa come un’occasione per illustrare agli altri condomini cosa si può fare per migliorare le condizioni abitative della propria casa (e del proprio portafoglio, in conseguenza di un risparmio nell’acquisto del metano da riscaldamento) in occasione di un imminente intervento di ristrutturazione.
Vedremo come si risolverà la faccenda.
Marco Mauro, architetto